I dipendenti e le aziende in crisi


Solo il titolo per ricordarmi che devo esprimere il mio parere su una questione sicuramente spinosa e dolorosa, ma che richiede una analisi approfondita di ciò che succede in questi momenti.
Sulle reazioni delle persone, sulle aspettative di ogni attore e sulla poca voglia da parte di molti di prendersi le dovute responsabilitá.
La troppa facilità con cui si tirano sassi e si ritrae la mano.
Lancio comunque una provocazione, con alcune domande, in attesa di scrivere, che sicuramente troverá diversi detrattori.

1) Partendo dal concetto che l’Italia per definizione è fatta di micro imprese, dove le maggiori fra queste arrivano a malapena ad una 30ina di dipendenti, mi chiedo quanta responsabilità sia da attribuire a questi e quanta alla proprietà, quanta al sistema in cui ci ritroviamo, quando le imprese entrano in crisi.
2) Non posso accettare che la mentalità per la quale, se è vero che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, sia stato stravolto il concetto fino a farlo diventare come segue: L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro e se non c’è una azienda che me lo dà, siamo in uno stato di m….
Se i costituenti avessero voluto esprimere che il concetto lavoro si estrinseca solo nel caso questo sia dipendente, lo avrebbero scritto, bastava solo una parola in più, non era poi cosi difficile.
Il lavoro non è solo lavoro dipendente. Perchè se non ci sono sufficenti imprese che possano raccogliere tutta l’offerta di lavoro esistente, chi rimane escluso, invece di lamentarsi non crea da solo o con altri delle forme di impresa atte a soddisfare almeno la propria domanda di lavoro ?

Una precisazione, necessaria, la provocazione non è tesa a disunire ulteriormente le categorie dei lavoratori dipendenti da quelli che imprendono, al contrario mi piacerebbe un bel dibattito che porti a unire nell’interesse comune tutti coloro che lavorano e partecipano quindi alla creazione dello stato in cui viviamo. Ritengo però che si debba assolutamente andare oltre i vecchi preconcetti che vedono divisi due schieramenti che ormai invece esprimono interessi comuni.

Occorre creare condizioni che siano equilibrate per tutti, nel rispetto delle diversità. Troppo spesso sento parlare di razzismo, nei confronti di chi ha la pelle diversa, delle donne, dei gay…. Mi sembra che questi concetti vengano spesso esposti solo a vantaggio delle categorie che ci interessano e smettano di valere per altre, creando a parer mio una forma di razzismo ancor peggiore, subdola ed inutile.

Ritornerò anche sulla questione della discriminazione verso gay e donne. Sento di aver qualcosa da dire, anche qui probabilmente in antitesi a molti. Meglio.

A presto.

Lascia un commento